CIAO SONO LORENZO
Ho vent’anni e li avrò per sempre perché a vent’anni ho scelto di lasciare il mio corpo e fare un percorso diverso.
LA MIA STORIA
Non ci stavo bene nella mia pelle, così ho preferito morire.
Anoressia, una malattia subdola e ambigua. E chi ne soffre, come è successo a me, non è davvero cosciente di quello che gli accade, piuttosto ne è “divorato”.
Entri in un mondo parallelo, basta spostare solo di un poco il peso e entri in un sentiero dapprima percettibilmente opaco poi sempre più oscuro, che ti attira come una calamita.
Fai i primi passi e convinto pensi che quando vuoi, puoi voltarti e tornare verso casa. Ma come tutti questi sentieri ingannatori, c’è qualcosa che ti attira e ti avviluppa tutto con tranelli e false illusioni.
In quel posto di sabbie mobili, dove sono stato per lungo tempo, non c’era nulla che mi potesse ferire, umiliare, confondere.
Lì non ero più fragile e mi sentivo pienamente padrone di me stesso: quella pienezza che mancava al mio corpo, riempiva la mia mente inquieta.
In quel mondo lontanissimo che mi univa con un filo trasparente a quello reale, riuscivo a gestire tutto: rabbia, rassegnazione, vergogna, AMORE. L’amore, la più dolorosa di tutte le ferite, la più pericolosa di tutte le trappole. Sì perché se si ama si è vulnerabili e io non tolleravo di esserlo, così come non tolleravo cento grammi di pasta che dovevo violentemente rigettare al mondo tanta era la paura di non riuscire a smaltirla.
C’era una parte di me che voleva cavarsene da quella scimmia. Che sognava di tornare di nuovo a scherzare, giocare a tennis, uscire per una pizza, tuffarsi dagli scogli, scartare l’avversario mantenendo la palla, fare l’alba con gli amici o la ragazza.
Quante volte mi sono detto “Adesso basta, questa è l’ultima!”, ma la mia mente e il suo gelido comando prendeva il sopravvento e mi seduceva come fa un incantatore di serpenti. Ipnotizzava il mio essere con soave melodia maligna a cui io, Lorenzo, non ho saputo resistere.
Tutte le volte che mi rifiutavo di mangiare, indebolivo non solo corpo, organi e cervello; ma annullavo la mia forza di volontà, la mia presenza, L’AMORE PER ME STESSO. E così, una sera qualunque di un giorno qualunque, il mio cuore stanco e affaticato ha smesso di battersi e di pompare vita: non pensavo potesse accadere, credevo che ce l’avrei fatta un giorno. E invece no, sono volato via con leggerezza.
Ecco, io questo non voglio che succeda più. Ma davvero più. Non è giusto: so cosa vuol dire toccare il fondo, addirittura io l’ho oltrepassato. Che questo mio dolore si trasformi in cura per qualcun altro, che la mia arrendevolezza si converta in forza e coraggio, che la vergogna in stima, la sofferenza in tolleranza, il silenzio in ascolto, la solitudine in fiducia. L’ odio in amore.
Non c’è nulla di male ad essere umani, anzi.
L’amore non lo devi conquistare, meritare o barattare.
E’ già tutto qui: è sempre stato tutto qui .
E tu sei perfetto, assolutamente perfetto , COSì COME SEI.
❤❤❤❤❤❤
LA MIA STORIA
Non ci stavo bene nella mia pelle, così ho preferito morire.
Anoressia, una malattia subdola e ambigua. E chi ne soffre, come è successo a me, non è davvero cosciente di quello che gli accade, piuttosto ne è “divorato”.
Entri in un mondo parallelo, basta spostare solo di un poco il peso e entri in un sentiero dapprima percettibilmente opaco poi sempre più oscuro, che ti attira come una calamita.
Fai i primi passi e convinto pensi che quando vuoi, puoi voltarti e tornare verso casa. Ma come tutti questi sentieri ingannatori, c’è qualcosa che ti attira e ti avviluppa tutto con tranelli e false illusioni.
In quel posto di sabbie mobili, dove sono stato per lungo tempo, non c’era nulla che mi potesse ferire, umiliare, confondere.
Lì non ero più fragile e mi sentivo pienamente padrone di me stesso: quella pienezza che mancava al mio corpo, riempiva la mia mente inquieta.
In quel mondo lontanissimo che mi univa con un filo trasparente a quello reale, riuscivo a gestire tutto: rabbia, rassegnazione, vergogna, AMORE. L’amore, la più dolorosa di tutte le ferite, la più pericolosa di tutte le trappole. Sì perché se si ama si è vulnerabili e io non tolleravo di esserlo, così come non tolleravo cento grammi di pasta che dovevo violentemente rigettare al mondo tanta era la paura di non riuscire a smaltirla.
C’era una parte di me che voleva cavarsene da quella scimmia. Che sognava di tornare di nuovo a scherzare, giocare a tennis, uscire per una pizza, tuffarsi dagli scogli, scartare l’avversario mantenendo la palla, fare l’alba con gli amici o la ragazza.
Quante volte mi sono detto “Adesso basta, questa è l’ultima!”, ma la mia mente e il suo gelido comando prendeva il sopravvento e mi seduceva come fa un incantatore di serpenti. Ipnotizzava il mio essere con soave melodia maligna a cui io, Lorenzo, non ho saputo resistere.
Tutte le volte che mi rifiutavo di mangiare, indebolivo non solo corpo, organi e cervello; ma annullavo la mia forza di volontà, la mia presenza, L’AMORE PER ME STESSO. E così, una sera qualunque di un giorno qualunque, il mio cuore stanco e affaticato ha smesso di battersi e di pompare vita: non pensavo potesse accadere, credevo che ce l’avrei fatta un giorno. E invece no, sono volato via con leggerezza.
Ecco, io questo non voglio che succeda più. Ma davvero più. Non è giusto: so cosa vuol dire toccare il fondo, addirittura io l’ho oltrepassato. Che questo mio dolore si trasformi in cura per qualcun altro, che la mia arrendevolezza si converta in forza e coraggio, che la vergogna in stima, la sofferenza in tolleranza, il silenzio in ascolto, la solitudine in fiducia. L’ odio in amore.
Non c’è nulla di male ad essere umani, anzi.
L’amore non lo devi conquistare, meritare o barattare.
E’ già tutto qui: è sempre stato tutto qui .
E tu sei perfetto, assolutamente perfetto , COSì COME SEI.
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